Di cosa si occupa il Ministero della Transizione Ecologica in Italia
La transizione ecologica è un processo strutturale indispensabile per il cambiamento del modello socioeconomico, con il passaggio dai combustibili fossili all’utilizzo delle fonti energetiche green. Questa operazione richiede una strategia globale, attraverso il rinnovamento delle infrastrutture per supportare lo sviluppo delle energie rinnovabili.
Per coordinare i piani di sviluppo sostenibile in Italia è stato creato il Ministero della Transizione Ecologica (MiTE), dando nuove competenze al vecchio Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ecco di cosa si occupa, qual è il significato della transizione ecologica e i punti chiave per guidare la rivoluzione green.
Oggi tutti i paesi del mondo sono impegnati nella lotta contro i cambiamenti climatici, uno sforzo globale per salvare il pianeta è ridurre gli effetti del global warming. Per ottenere risultati concreti è indispensabile ripensare la nostra società, costruendo un nuovo sistema economico basato non più sul petrolio, il carbone e il gas ma sulle fonti energetiche verdi.
La transizione richiede un approccio strategico, con investimenti pubblici e privati di lungo termine per essere in grado di sfruttare le energie green in modo efficiente. In particolare, serve uno sviluppo sostenibile dell’intera società, per evitare disuguaglianze e consentire a tutti di beneficiare dei vantaggi offerti da un’economia più pulita e inclusiva.
I 5 punti chiave della transizione energetica sono:
Secondo il ministro del MiTE, il fisico Roberto Cingolani, ancora oggi l’85% dell’energia usata nel mondo proviene da fonti di origine fossile come petrolio e derivati. Per il nuovo PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima), entro il 2030 l’Italia dovrà arrivare al 55% di fonti rinnovabili, infatti una buona parte dei fondi previsti con il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) saranno destinati allo sviluppo delle energie sostenibili.
Per supportare l’agricoltura sostenibile sono necessarie diverse azioni, tra cui la riduzione dell’uso di pesticidi nelle coltivazioni, la diminuzione degli allevamenti intensivi di animali e l’innovazione tecnologica per la creazione di soluzioni agroecologiche più efficienti e a basso impatto ambientale. Per l’economia circolare è essenziale tagliare la produzione di rifiuti, adottando soluzioni plastic-free e processi che incentivino il riutilizzo e il riciclo.
Il trasporto pubblico e privato rappresenta una delle principali fonti di gas ad effetto serra, per questo motivo è indispensabile convertire questo settore alla sostenibilità. Gli interventi da realizzare sono numerosi, come l’uso di veicoli elettrici, soluzioni integrate per la micromobilità urbana a zero emissioni, aumento dell’infrastruttura di ricarica e il potenziamento del servizio di trasporto pubblico.
La decarbonizzazione si ottiene interrompendo l’utilizzo dei combustibili fossili, tramite lo stop alle trivelle per evitare l’esplorazione di nuovi giacimenti petroliferi. Si tratta di azioni simboliche, che servono a rafforzare l’importanza e la volontà di puntare sulle energie rinnovabili, bloccando qualsiasi iniziativa che consenta il prolungamento dell’utilizzo di risorse fossili inquinanti, favorendo invece la diffusione delle fonti green.
La transizione ecologica passa anche per la tutela dell’ambiente e della biodiversità, mettendo in atto interventi specifici per la protezione degli ecosistemi marini e terrestri. L’Italia partecipa al programma internazionale 30x30, un’iniziativa ambiziosa per la salvaguardia del 30% dei mari entro il 2030. La campagna ha l’obiettivo di preservare la biodiversità del Mar Mediterraneo, attraverso dei sistemi di pesca sostenibile, l’aumento delle Aree Marine Protette (AMP) e la riduzione dell’inquinamento dell’ambiente marino.
Con “transizione ecologica” si intende un insieme di azioni rivolte alla sostenibilità dell’economia, per favorire il passaggio da un sistema basato sulle fonti energetiche inquinanti a un modello virtuoso incentrato sulle fonti verdi. Questo processo richiede investimenti e politiche ambientali e di sviluppo, con lo scopo di raggiungere la neutralità climatica.
La conversione energetica sta avvenendo in tutti i paesi UE, ed è coordinata a livello continentale dall’Unione Europea. L’istituzione comunitaria ha stabilito gli obiettivi comuni tramite il Green Deal europeo, un programma per lo sviluppo sostenibile e l’azzeramento delle emissioni di gas serra entro il 2050, con target intermedi per la riduzione dell’impronta di carbone previsti per il 2030.
Per accelerare la transizione ecologica in Italia è stato istituito un apposito ministero, seguendo quanto fatto negli scorsi anni da altri stati come la Francia, la Spagna e la Svizzera. Nel nostro Paese è nato il Ministero della Transizione Ecologica, al quale sono passate tutte le competenze dell’ex Ministero dell’Ambiente con nuove funzioni legate al settore energetico.
Inoltre, è stato creato anche il Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE) presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, per coordinare le politiche nazionali e locali tra tutti i ministeri e i dipartimenti coinvolti. In questo modo è possibile agire con maggiore efficienza, per uno sviluppo dell’economia verde più omogeneo in tutto il Paese.
Un’iniziativa simbolica del neonato ministero è stata l’installazione del climate clock, un display digitale che mostra il tempo rimanente per evitare un aumento della temperatura globale superiore alla soglia limite di 1,5°C. Il tempo residuo è variabile, in quanto dipende dagli interventi introdotti per diminuire le emissioni di CO2, un evento simbolico per ricordare il poco tempo a disposizione per salvare il pianeta raggiungendo la carbon neutrality.
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