Impatto ambientale degli alimenti: quello che c'è da sapere
Conoscere l’impatto ambientale degli alimenti permette di realizzare scelte di consumo responsabili, per aumentare la sostenibilità legata alla propria dieta quotidiana. Ogni prodotto, infatti, ha un’impronta ecologica più o meno elevata, in base alle emissioni di CO2 generate durante tutto il ciclo di produzione, trasporto e acquisto ed al livello di consumo delle risorse naturali.
Una maggiore consapevolezza sull’inquinamento alimentare favorisce la presa di coscienza e agevola il cambiamento, per trasformare il modo in cui consumiamo e produciamo, incentivando modelli di agricoltura sostenibile. Soltanto in questo modo è possibile adottare un’alimentazione ecologica, in grado di ridurre le emissioni di gas serra e preservare gli ecosistemi acquatici, marini e terrestri.
Secondo uno studio realizzato dalla FAO in collaborazione con il Centro comune di ricerca della Commissione Europea, il settore alimentare contribuisce per oltre un terzo delle emissioni globali di gas ad effetto serra, arrivando al 34% di emissioni di biossido di carbonio. La ricerca ha utilizzato i dati relativi al periodo 1990/2015, creando anche la banca dati comunitaria EDGAR-FOOD istituita presso il JRC.
In particolare, il 39% delle emissioni sono riconducibili ai processi di produzione degli alimenti, il 38% allo sfruttamento del suolo per attività agricole e la pastorizia, mentre il 29% alla distribuzione dei prodotti. Il 35% delle emissioni di gas ad effetto serra è rappresentato da metano, inquinamento provocato dagli allevamenti di animali per soddisfare la domanda legata al consumo di carne.
In media la FAO rileva come il packaging alimentare sia responsabile per il 5,4% delle emissioni di CO2, più dell’attività di trasporto dei prodotti, sebbene esistano delle differenze sostanziali in base ai singoli articoli. Nei paesi sviluppati è stato registrato anche un forte aumento dei gas fluorurati, utilizzati nell’industria alimentare e nel campo della refrigerazione, sostanze estremamente dannose per l’ambiente più dell’anidride carbonica.
Naturalmente le carni rosse guidano la classifica dei cibi con l’impatto ambientale più alto, tuttavia anche il pesce da acquacoltura vanta ricadute ecologiche significative. Ad ogni modo le indicazioni sul singolo prodotto non sono molto utili, in quanto la carbon footprint degli alimenti cambia in base ai processi produttivi, come hanno scoperto i ricercatori dell’Università di Oxford e dell’Istituto elvetico Agroscope in una ricerca pubblicata su Science.
Tra i prodotti più nocivi per l’ambiente c’è la carne di manzo, in grado di arrivare fino a 105 grammi di CO2 equivalente per produrre 100 grammi di carne, con un consumo di suolo di 370 metri quadrati. Gli allevamenti intensivi sono i principali responsabili delle emissioni inquinanti globali, infatti appena il 15% dei produttori di carne provoca 1,3 miliardi di tonnellate di CO2 e consuma 950 milioni di ettari di suolo.
Alimenti ad alto impatto ambientale sono anche la carne di maiale, il pollo, il formaggio e alcuni pesci come il salmone d’allevamento, tutti prodotti di origine animale e ottenuti con sistemi che operano per lo più su larga scala. Al contrario, tra gli alimenti con una bassa impronta carbonica ci sono i piselli, i pomodori, i fagioli, i broccoli e il tofu, con valori leggermente più alti ma comunque contenuti per le patate e i cereali.
Secondo le linee guida del WWF sulla sostenibilità alimentare, per ridurre l’impronta ecologica della dieta è importante iniziare dal passaggio a un’alimentazione basata su prodotti vegetali, riducendo il più possibile il consumo di carne. Gli alimenti di origine animale devono inoltre essere selezionati con attenzione, privilegiando prodotti realizzati da animali allevati all’aperto e in modo sostenibile.
Allo stesso modo bisogna diminuire gli sprechi alimentari, adottando buone pratiche d’acquisto per un consumo responsabile dei prodotti, preferendo alimenti freschi, di stagione e provenienti da produttori locali secondo il principio della filiera corta. È fondamentale evitare i cibi importati, oppure i prodotti coltivati all’interno di strutture riscaldate attraverso l’impiego dei combustibili fossili.
Bisogna anche valorizzare gli alimenti dell’agricoltura biologica, optando per soluzioni ecologiche per ridurre gli imballaggi e l’utilizzo della plastica per una società zero waste. Ad esempio è possibile partecipare a gruppi d’acquisto, si possono usare contenitori riutilizzabili come le cassette o le buste eco-friendly, evitando di comprare prodotti confezionati con un impiego eccessivo di rivestimenti in plastica o di materiali non facilmente riciclabili, compostabili o biodegradabili.
Attraverso il consumo alimentare responsabile, il mangiare locale, una dieta prevalentemente vegana/vegetariana basata su alimenti biologici è possibile salvaguardare l’ambiente, tagliando le emissioni inquinanti legate all’alimentazione. In questo modo si possono tutelare la biodiversità e le risorse naturali, promuovendo sistemi di produzione più virtuosi e meno dannosi per l’ambiente tramite il cambiamento delle proprie abitudini.
Pulsee premia i comportamenti virtuosi che consentono di diminuire la carbon footprint, acquistando i certificati di riduzione delle emissioni CER e finanziando progetti di sviluppo delle energie sostenibili in Italia e all’estero. Ovviamente è possibile iniziare con una fornitura luce e gas green basata sulle energie sostenibili, per azzerare non solo le emissioni di CO2 ma l’intera impronta ecologica.