Cosa sono i termovalorizzatori e a cosa servono
Nonostante lo stop dell’Unione Europea alla plastica monouso introdotto con la Direttiva UE 2019/904, oltre all’aumento record in Italia del riciclo di rifiuti speciali e urbani, molte città devono fare i conti con il problema della gestione dei rifiuti. Si tratta di una questione delicata, per la quale spesso si ricorre all’utilizzo dei termovalorizzatori.
Benché siano differenti rispetto ai vecchi inceneritori, questi impianti sono comunque responsabili di emissioni di CO2 e producono anche una serie di scarti pericolosi, offrendo allo stesso tempo vantaggi e svantaggi nel trattamento dei rifiuti. Vediamo nel dettaglio cosa sono i termovalorizzatori, per capire meglio il loro ruolo nel trattamento dei rifiuti.
Secondo l’ultimo report di FISE Assoambiente, l’Associazione Imprese Servizi Ambientali, l’Italia si posiziona ai primi posti in Europa per il recupero dei rifiuti speciali. Si tratta di un risultato importante, tuttavia produciamo ancora troppi rifiuti in confronto agli altri Paese europei, inoltre mancano impianti all’avanguardia per il recupero degli scarti e una maggiore promozione dell’economia circolare.
Anche i dati CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) confermano il record italiano, con il 73% degli imballaggi riciclati nel 2020 rispetto al target UE del 65% previsto per il 2025. Secondo lo studio Symbola Comieco, complessivamente in Italia ricicliamo il 79% dei rifiuti, una percentuale ben al di sopra del 56% della Francia e del 43% della Germania.
Eppure la produzione di rifiuti urbani è tra le più elevate d’Europa, per questo motivo viene indicata l’esigenza di creare nuovi termovalorizzatori. Questi impianti possono aiutare nella gestione dei rifiuti che non possono essere riciclati, bruciando i materiali di scarto compatibili per produrre energia elettrica e termica.
Ovviamente non si tratta di una soluzione risolutiva, né completamente ecologica, sebbene i termovalorizzatori siano usati in tutto il continente per ridurre la pressione sulle discariche. L’obiettivo è una società zero waste a rifiuti zero, incentrata sul riciclo e il riutilizzo, tuttavia nel frattempo le amministrazioni locali devono trovare delle opzioni per il trattamento dei rifiuti.
Un termovalorizzatore è un impianto che brucia i rifiuti per generare energia, producendo elettricità tramite apposite turbine a vapore e in alcuni casi anche acqua calda sanitaria. All’interno degli impianti vengono bruciate alcune tipologie di rifiuti, come gli imballaggi di piccole dimensioni, la plastica monouso e la carta sporca.
L’incenerimento avviene ad altissime temperature superiori a 850°C, per evitare la formazione di diossina che si sprigiona a temperature più basse. Se ciò succede i termovalorizzatori attivano degli appositi bruciatori a gas metano, i quali assicurano il mantenimento della temperatura ottimale per tenere sotto controllo i livelli di diossina.
Il calore generato serve per azionare dei radiatori in cui l’ebollizione dell’acqua muove delle turbine, le quali girando producono energia elettrica e in alcuni sistemi più avanzati anche acqua calda per alimentare il teleriscaldamento delle abitazioni limitrofe. Ad oggi in Italia ci sono circa 40 termovalorizzatori, situati soprattutto al Nord Italia in zone come Milano, Brescia, Torino, Pavia e Modena.
Naturalmente non sono uguali agli inceneritori, infatti questi ultimi bruciano appena i rifiuti mentre i termovalorizzatori sono capaci di produrre anche energia. Il significato di termovalorizzatore è proprio legato a questa funzione, in quanto si tratta di impianti che valorizzano termicamente i rifiuti utilizzandone il potere calorifero per generare elettricità.
I termovalorizzatori presentano senz’altro alcuni svantaggi, causando dei danni sia per l’ambiente che per la salute. Come evidenziato da uno studio realizzato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), la termodistruzione viene considerata una tecnologia ecologicamente accettabile per il trattamento dei rifiuti solidi urbani, ma non a impatto ambientale nullo.
Il problema principale è legato ai sottoprodotti generati dal processo di combustione dei rifiuti, il quale crea ceneri e fumi. Gli impianti più avanzati sono in grado di filtrare varie volte gli scarti della combustione, riducendo la quantità e la pericolosità di questi materiali, tuttavia rappresentano comunque il 10-15% del totale dei rifiuti utilizzati per la termovalorizzazione.
Secondo l’ISPRA questi materiali di scarto devono essere trattati con attenzione, poiché contengono metalli pesanti nocivi per la salute e l’ecosistema. Inoltre i termovalorizzatori sono responsabili per l’emissione di gas serra e altre sostanze, come l’anidride carbonica, le diossine e il particolato, le quali contribuiscono all’effetto serra ed al fenomeno delle piogge acide.
I vantaggi riguardano invece la riduzione dei rifiuti in discarica, un processo che provoca ingenti costi per la società e un danno elevato per l’ambiente con l’inquinamento delle risorse naturali. Inoltre è possibile produrre energia elettrica e termica a basso costo, per diminuire l’impiego dei combustibili fossili come il petrolio, il gas e il carbone.
L’impatto ambientale dei termovalorizzatori è strettamente legato alla qualità dell’impianto, infatti un controllo ottimale dei rifiuti in ingresso, dei processi di combustione e del filtraggio di fumi e ceneri assicura un inquinamento contenuto. Allo stesso tempo non sempre è facile monitorare il funzionamento degli impianti, in più non sono comunque in grado di azzerare l’impronta ecologica.
Per ridurre l’utilizzo dei termovalorizzatori è essenziale diminuire la quantità di rifiuti prodotti da cittadini e imprese, aumentando il riciclo e il riuso. Inoltre è indispensabile incentivare le aziende a utilizzare solo imballaggi ecologici, biodegradabili e compostabili, mentre ogni consumatore deve valorizzare scelte di consumo responsabili e impegnarsi per l’abbattimento dei rifiuti solidi urbani.
Iniziando a vivere in modo green è possibile promuovere lo sviluppo sostenibile, a partire dalla riduzione dell’uso della carta optando per i servizi 100% digitali. Ad esempio, attivando una fornitura luce e gas green e smart, gestibile completamente online senza nessuno spreco di carta, è possibile diminuire la quantità di rifiuti e la necessità di discariche e impianti di termovalorizzazione.