Cos'è la cementificazione: una guida
L’urbanizzazione avanzata ha portato all’aggravarsi del fenomeno della cementificazione, causando un consumo di suolo sempre più elevato e un danno ambientale significativo. Per il momento manca in Italia una legge specifica per proteggere questa risorsa naturale essenziale, mentre altri Paesi europei sono già dotati di apposite normative.
Tutelare il suolo significa preservare i terreni fertili, la biodiversità e gli ecosistemi terrestri, evitando un aumento dell’impronta ecologica delle città legato all’espansione delle periferie. Vediamo nel dettaglio cos’è la cementificazione, per capire cosa si può fare per garantire uno sviluppo urbano sostenibile in armonia con l’ambiente.
Cementare significa praticamente rendere edificabili delle zone agricole, boschive o semplicemente paesaggistiche, per consentire la costruzione di edifici residenziali, aziendali, pubblici o fabbricati industriali. Allo stesso tempo la cementificazione può essere realizzata per la realizzazione di opere pubbliche, come ponti, strade, ferrovie, porti e aeroporti.
È evidente come cementificare causi il consumo il suolo, un processo che provoca tutta una serie di conseguenze per l’ambiente e la salute. In particolare, l’edificazione comporta la riduzione della capacità del suolo di assorbire l’acqua piovana, aumentando il rischio di fenomeni come allagamenti e inondazioni.
Allo stesso tempo si riduce l’habitat naturale di alcune specie di piante e animali, mettendo a rischio la biodiversità con ricadute negative anche per le coltivazioni limitrofe. Ciò spinge gli agricoltori a utilizzare di più fitofarmaci e fertilizzanti chimici, con la crescita dell’inquinamento degli alimenti che consumiamo, delle falde acquifere e delle emissioni di gas ad effetto serra.
Inoltre edifici e strutture devono essere riscaldati, raffrescati e alimentati dall’energia elettrica, con l’aumento delle emissioni di CO2 e peggiorando il surriscaldamento globale e i cambiamenti climatici. Da non tralasciare sono anche i rischi geologici, infatti se la cementificazione non avviene in modo corretto si corrono maggiori rischi di disastri naturali come frane e smottamenti.
La cementificazione selvaggia è iniziata in Italia con il boom economico degli anni ’50, quando si è cominciato a costruire spesso in modo aggressivo e senza un adeguato coordinamento. Cementificare infatti non è di per sé un processo negativo, tuttavia richiede un’accurata pianificazione dell’espansione delle aree urbane per tutelare la salute e l’ambiente.
Ad esempio, in alcune zone del Paese sono stati costruiti interi quartieri senza permessi edilizi, oppure è facile incontrare abusi edilizi sulla costa con edifici realizzati a meno di 300 metri di distanza dal mare. In molti comuni sono state trasformate aree coltivate in zone edificabili dall’oggi al domani, permettendo di costruire edifici ed abitazioni ancora prima di creare i servizi indispensabili.
Allo stesso tempo in quasi tutte le città si registra un tasso di occupazione degli immobili piuttosto basso, con tantissimi edifici non abitati ed aree dismesse o abbandonate che potrebbero essere riqualificate invece di realizzare nuove opere. Secondo il report 2021 dell’ISPRA, nel 2020 nonostante la pandemia sono stati persi 60 chilometri quadrati di suolo, arrivando ad oltre 23 mila Km quadrati complessivi edificati (7% del territorio).
Dalle stime dell’ISPRA, dal 2012 ad oggi il consumo di suolo ha portato alla perdita di oltre 4 milioni di capacità di prodotti agricoli, con la riduzione di più di 360 milioni di metri cubi d’acqua di capacità di assorbimento del suolo. Inoltre, soltanto nell’ultimo decennio abbiamo perso una capacità di assorbimento della CO2 emessa pari a 3 milioni di tonnellate di carbonio.
Dopo il picco raggiunto degli anni duemila il consumo di suolo ha vissuto un leggero rallentamento, soprattutto in seguito alla crisi finanziaria globale del 2008/2009. Dai dati ISPRA emerge come siamo passati in Italia da 8 metri quadrati al secondo del duemila agli attuali 2 metri al secondo, tuttavia rimangono evidenti i problemi legati ai processi di cementificazione.
Questi ultimi non devono dipendere dai cicli economici, ma è necessario proteggere il territorio valorizzando il riuso e il rilancio delle zone edificabili disponibili. L’Unione Europea ha reso noti gli obiettivi per azzerare il consumo di suolo entro il 2050, evitando qualsiasi tipo di incremento del degrado ambientale dopo il 2030.
Si tratta di un impegno essenziale per tutelare il patrimonio ambientale, paesaggistico ed il suolo, puntando sull’economia circolare e l’urbanizzazione qualitativa attraverso la riqualificazione. Preservare l’ambiente significa aumentare la sua capacità di assorbire l’acqua piovana, le emissioni di gas serra e di fornire alimenti di qualità tramite l’agricoltura sostenibile.
Lo stop alla cementificazione selvaggia richiede la partecipazione di tutta la società, dai cittadini alle istituzioni fino alle imprese, per vivere in modo green e sostenere la rivoluzione verde. In questo modo è possibile da un lato proteggere il suolo e l’ambiente, dall’altro ridurre l’impronta di carbonio utilizzando le energie rinnovabili per la luce e il gas.