Multe e sanzioni per la mancata revisione della caldaia
La manutenzione della caldaia non è soltanto utile per risparmiare energia e rendere il riscaldamento più sicuro e sostenibile, infatti è anche di un obbligo di legge. Inoltre, poiché la multa per mancata revisione della caldaia è retroattiva, in caso di controlli bisogna dimostrare di essere in regola con tutte le ispezioni necessarie.
Ovviamente esistono dei termini di prescrizione, tuttavia è importante conoscere cosa prevede la normativa di legge per evitare pesanti sanzioni pecuniarie. Vediamo qual è la multa per chi non sottopone la caldaia alla revisione obbligatoria, entro quando può essere applicata e come evitarla.
Come disciplinato dal DPR 74/2013, dal 2013 le caldaie devono essere revisionate secondo le tempistiche previste nel libretto dell’impianto. La responsabilità della manutenzione della caldaia è del proprietario dell’immobile, oppure dell’amministratore del condominio in caso di impianti di riscaldamento centralizzati.
In caso di locazione dell’immobile, invece, l’affittuario è responsabile per la manutenzione ordinaria, quindi deve occuparsi del bollino blu e della revisione periodica della caldaia. Il proprietario dell’abitazione rimane responsabile di tutti gli interventi non ordinari, come le riparazioni e la sostituzione del generatore di calore, ossia della manutenzione straordinaria.
Come previsto dall’articolo 15 del D.Lgs. 192/2005, in caso di mancata revisione della caldaia il responsabile dell’impianto rischia una multa da 500 a 3.000 euro. Inoltre, se il documento tecnico della caldaia non è stato aggiornato, oppure il proprietario non dispone del libretto dell’impianto, può ricevere una sanzione amministrativa da 500 a 600 euro.
Le sanzioni per la mancata revisione della caldaia, oppure in caso di irregolarità nel libretto tecnico, sono retroattive. Ciò significa che non basta effettuare l’ultima manutenzione dell’impianto di riscaldamento, infatti in caso di controlli potrebbe essere applicata una multa qualora mancassero delle revisioni precedenti.
Ad esempio, se la ditta incaricata dei controlli verifica che l’impianto è stato revisionato nel 2023, ma non è stata effettuata la manutenzione obbligatoria nel 2022 e nel 2021, può erogare la multa per le mancate revisioni relative agli anni passati. Le violazioni infatti si prescrivono solo dopo 5 anni, quindi entro questo periodo possono essere applicate delle multe retroattive.
Le verifiche per il controllo della manutenzione delle caldaie sono gestite dalle Regioni attraverso appositi piani di ispezione, le quali devono creare un database online in cui inserire tutti i dati sui controlli effettuati. L’esame tecnico delle caldaie, invece, viene realizzato in genere da ditte specializzate, che ricevono l’incarico direttamente dalle Regioni.
Naturalmente non tutte le Regioni si sono attrezzate per effettuare i controlli e dispongono di un database dedicato. In genere, le amministrazioni locali realizzano della campagne periodiche di controllo degli impianti, scegliendo delle ispezioni a campione tra chi non risulta a norma con il pagamento del bollino blu o l’invio dei dati sull’esito del controllo dei fumi dell’impianto di riscaldamento.
Tutte le caldaie vanno revisionate periodicamente per garantirne il corretto funzionamento, un impatto ambientale contenuto e la massima sicurezza. Tra i controlli effettuati durante la revisione dell’impianto, infatti, ci sono la verifica dei fumi di scarico, l’ispezione dell’apparecchio e dei suoi componenti principali, il controllo del tiraggio e dell’efficienza energetica.
In questo modo è possibile evitare pericoli per la sicurezza, limitare i consumi di energia legati al riscaldamento domestico e contenere i costi in bolletta. D’altronde è del tutto inutile adottare uno stile di vita sostenibile, oppure cercare di risparmiare con una fornitura energetica conveniente, se la caldaia non è efficiente e consuma più di quanto sarebbe necessario.
In futuro però le cose potrebbero cambiare, qualora dovesse essere confermata la proposta del Parlamento europeo di vietare la vendita di caldaie a gas dal 2029. Nel Regolamento Ecodesign 813/2013, infatti, è contenuta una misura che richiede un livello minimo di efficienza energetica del 115% per i sistemi di riscaldamento, ritenuto impossibile da raggiungere con le caldaie a gas.
Per il momento non è chiaro se avverrà la messa al bando degli impianti a gas per il riscaldamento, consentendo solo l’installazione di caldaie elettriche alimentate con fonti rinnovabili come le pompe di calore. Potrebbero infatti essere esclusi i sistemi a basso impatto ambientale, tra cui le caldaie a idrogeno o quelle alimentate con biometano, perciò sarà necessario attendere il parere definitivo del Parlamento UE e del Consiglio europeo.