Piogge acide: cosa c'è da sapere e come tutelarsi
Si sente spesso parlare delle piogge acide, tuttavia non sempre è chiaro a tutti di cosa si tratti esattamente e quali siano le cause di questo fenomeno. Ad ogni modo hanno conseguenze nocive per la salute e l’ambiente, per questo è importante affrontare questa problematica e cercare di ridurre l’acidificazione delle piogge.
Essendo strettamente legate all’inquinamento atmosferico, per combattere le piogge acide è necessario puntare sulla sostenibilità ambientale e la diminuzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Vediamo nel dettaglio cosa sono le piogge acide, quali sono le cause e come contrastare questo fenomeno.
Le piogge vengono definite acide quando il pH dell’acqua piovana è inferiore a 5, considerando che un valore normale per le piogge è un pH di 5,6, ma in alcuni casi può ridursi fino a 4. L’acidità è un chiaro segnale di una pioggia inquinata, ovvero contaminata da una serie di sostanze che non dovrebbero essere presenti.
In condizioni ottimali, infatti, l’acqua piovana ha un pH compreso tra 5 e 7, quindi lievemente acido considerando che il pH è neutro quando ha un valore di 7. La pioggia dunque è già di per sé leggermente acida, per la presenza di acido carbonico formato dalla reazione tra il vapore acqueo dell’atmosfera e l’anidride carbonica.
Quando questo valore scende al di sotto di un pH 5 si parla di piogge acide, un fenomeno pericoloso che indica come nell’acqua piovana siano presenti altre sostanze acide che aumentano ulteriormente l’acidità della pioggia. Più il livello di acidità è alto, con un pH vicino a 4, maggiori sono gli effetti dannosi per gli ecosistemi naturali, gli animali e anche per gli essere umani.
Le cause delle piogge acide sono riconducibili alle emissioni di alcuni gas climalteranti ad effetto serra, in particolare agli ossidi di azoto (NOx) e al diossido di zolfo (SO2). Entrambi possono essere presenti nell’atmosfera per cause naturali, ad esempio un’eruzione vulcanica o un incendio boschivo, ma la maggioranza delle emissioni è legata alle attività umane.
Gli ossidi di azoto, ad esempio, sono il risultato della combustione delle fonti fossili, infatti sono tra i gas di scarto dei motori endotermici delle automobili. Anche il diossido di zolfo è generato dall’utilizzo dei combustibili fossili come il petrolio e il carbone, tra cui le emissioni di gas provenienti dalle centrali termoelettriche che usano il gas per produrre energia elettrica.
Quando questi gas entrano in contatto con l’acqua avvengono delle reazioni chimiche, che producono rispettivamente acido solforico (H2SO4) e acido nitrico (HNO2). Sono proprio questi gas acidi a rappresentare un problema per la salute e gli ecosistemi naturali, soprattutto quando sono causati dalle attività antropiche in quanto rimangono localizzati ad alcune aree specifiche.
La pioggia acidificata dal contatto con gli ossidi di azoto e il biossido di zolfo provoca innanzitutto degli effetti nocivi sull’ambiente. Una conseguenza diretta è l’impoverimento del suolo, poiché si riducono i nutrienti e le sostanze organiche presenti nel terreno, inoltre la contaminazione dei bacini idrici causa la riduzione del pH e l’acidificazione di mari, oceani, laghi e fiumi.
Valori così bassi del pH compromettono i biosistemi, fino a rendere del tutto impossibile la vita nelle zone colpite. Questo processo innesca la perdita di biodiversità, fino ad eliminare del tutto la varietà biologica, sia per quanto riguarda gli animali che si dissetano con acqua acida e trovano meno risorse vegetali per cibarsi, sia per le piante stesse hanno a disposizione meno nutrienti come magnesio e calcio.
Gli effetti delle piogge acide interessano anche gli edifici e i monumenti, infatti questo fenomeno deteriora rapidamente lo strato superficiale delle strutture in marmo esposte alla pioggia. Al contrario, non esistono danni diretti sulla salute umana causati dal contatto con le piogge acide, ma appena indiretti come la scarsità di pesci nei bacini idrici e la perdita di fertilità del suolo.
Per ridurre le piogge acide bisogna intervenire nella diminuzione delle emissioni di gas serra provocate dall’uomo, poiché non è possibile fare nulla per quelle causate dalla natura (processi biologici, incendi e soprattutto eruzioni vulcaniche). La soluzione ovviamente richiede un impegno globale, infatti non basta che un solo paese diminuisca le sue emissioni ma è indispensabile un’azione mondiale condivisa.
Ad esempio, è possibile abbassare le emissioni di ossidi di azoto utilizzando le marmitte catalitiche nelle auto, mentre il biossido di zolfo si può ridurre rimuovendo lo zolfo dal petrolio e dal carbone prima di usare queste fonti fossili nelle centrali termoelettriche, utilizzando tecniche particolari come l’inserimento di carbonato di calcio in polvere.
Naturalmente, la soluzione migliore per contrastare le piogge acide è passare alle fonti rinnovabili, eliminando del tutto i processi di combustione delle fonti di energia fossile. Le energie verdi, infatti, non producono emissioni di gas serra come il biossido di zolfo e gli ossidi di azoto, offrendo energia pulita a zero impatto ambientale diretto.
Per contribuire alla riduzione delle piogge acide è possibile iniziare dalla scelta di una fornitura gas e luce con energia prodotta da fonti rinnovabili e sostenibili, per salvaguardare gli organismi viventi, gli ecosistemi naturali e la biodiversità, compiendo un piccolo gesto che consente di mantenere in equilibrio i biosistemi tutelando l’ambiente e la salute di tutti.