Cosa sono e come funzionano i certificati verdi
Da qualche anno se ne sente parlare sempre più spesso ma non tutti hanno le idee chiare: i certificati verdi, cosa sono in realtà e a cosa servono?
Nel nostro paese sono stati introdotti i certificati bianchi e verdi già da qualche anno: si tratta nello specifico di certificati ambientali necessari per comprovare un’effettiva provenienza dell’energia da fonti rinnovabili e, di conseguenza, finalizzati a promuovere un comportamento orientato verso la sostenibilità.
Infatti, l’intento dei certificati verdi per fotovoltaico e degli altri certificati ambientali è quello di sensibilizzare il pubblico nei confronti delle tematiche ambientali e dell’uso di fonti energetiche alternative ed ecosostenibili.
L’ottenimento di un certificato verde si rende possibile a seguito di interventi mirati ad incrementare l’efficienza energetica di una struttura e, in particolare, alla riduzione dei consumi di energia e all’utilizzo di fonti energetiche alternative.
Nel dettaglio, il certificato verde è un incentivo per produrre energia elettrica avvalendosi di fonti alternative e rinnovabili. In sostanza, per ottenere i CV (Certificati Verdi), i gestori degli impianti di questo tipo devono dimostrare di produrre realmente energia elettrica con basse emissioni di CO2.
I certificati verdi possono essere rivenduti alle aziende che non sono in grado di produrre autonomamente energia da fonti rinnovabili: ciò significa che tali certificati assumono un valore di mercato variabile, in base alla richiesta più o meno elevata.
Il certificato verde in Italia viene rilasciato dal GSE (Gestore dei Servizi Elettrici) a seguito di un accurato controllo dell’energia prodotta tramite fonti rinnovabili.
Il GSE emette il certificato ambientale solo se il controllo risulta positivo: a questo punto, oltre all’emissione del certificato verde, viene assegnato all’azienda di riferimento un codice identificativo, utile per verificare successivamente lo stato dell’impianto energetico.
I certificati verdi hanno una validità di tre anni e, come abbiamo detto, qualora non si avesse la possibilità di produrre energia elettrica sostenibile per ottenerli, è comunque possibile acquistarli da chi produce energia green.
Ovviamente, per avere diritto al certificato verde è necessario dimostrare di avvalersi di una fonte energetica rinnovabile, con un impianto regolarmente connesso alla rete elettrica pubblica e una potenza media annua predefinita dalla normativa. Il vantaggio economico ottenuto dal certificato ambientale va quindi a sommarsi ai ricavi ottenuti immettendo nella rete l’energia elettrica prodotta.
Detti anche TEE, ovvero Titoli di Efficienza Energetica, i certificati bianchi nascono in ambito europeo, al fine di raggiungere una serie di obiettivi che erano stati prefissati per il 2020, e che riguardavano la riduzione delle emissioni di CO2, l’incremento della produzione di energia rinnovabile e del risparmio energetico.
Anche i certificati bianchi TEE, introdotti nel nostro paese dal 2004, sono titoli negoziabili utili a dimostrare l’effettivo risparmio energetico. Negli anni successivi alla loro introduzione, il valore dei TEE è salito in maniera considerevole.
Per ottenere i TEE occorre dare vita ad un progetto finalizzato all’incremento dell’efficienza energetica, ottenendo così un incentivo economico.
I progetti devono comunque corrispondere a quanto previsto dalla normativa di riferimento, rispettando l’obiettivo della riduzione dei consumi energetici. Anche in questo caso, è il GSE che esamina il progetto e ne valuta l’idoneità all’emissione del certificato bianco.
Oltre ai certificati verdi e bianchi, esistono anche i certificati neri, introdotti dopo il protocollo di Kyoto, con l’intento di ridurre il più possibile le emissioni di biossido di carbonio e di gas serra.
In pratica, le aziende che svolgono un’attività in cui si producono costantemente gas serra, devono emettere a fine anno un certo numero di certificati neri, pari al quantitativo di emissioni prodotte.
Tutte quelle imprese che hanno prodotto emissioni di gas serra in quantità inferiore alla soglia prestabilita hanno la possibilità di cedere la quota non utilizzata alle aziende che, al contrario, non sono riuscite a rispettare il limite imposto