Alluvioni e siccità: un pericolo per il Made in Italy
Consumo consapevole
Nella prima metà di maggio l’Emilia-Romagna è stata colpita da piogge violente e persistenti che hanno devastato il territorio provocando frane, alluvioni, sfollati e decessi. Non è una notizia nuova e, negli ultimi anni, non è nemmeno l’unica alluvione in Italia di cui abbiamo sentito parlare. Quello, però, che spesso non viene sufficientemente evidenziato sono le cause dei disastri naturali e le numerose conseguenze per il nostro territorio, compresi i danni arrecati ai prodotti che caratterizzano il Paese.
Sebbene la World Weather Attribution (WWA) – un’associazione di scienziati che stabilisce quanto un evento meteorologico estremo sia responsabilità del riscaldamento globale – abbia rilevato che il cambiamento climatico non ha contribuito ad aumentare l'intensità dell'alluvione in Emilia, è inesatto dire che non ha avuto alcuna influenza, come del resto sui precedenti disastri di questo tipo. Bisogna tenere in considerazione, infatti, che i cambiamenti climatici hanno vari effetti in base alle diverse aree geografiche della Terra e, nella zona mediterranea, questi comportano lunghi periodi di siccità e ondate di calore improvvise, proprio come mostrano i fatti recenti. Ciò rende il suolo talmente secco e impermeabile da non riuscire a drenare le intense piogge primaverili e autunnali che, sebbene possano considerarsi una norma in questi periodi, provocano gravi alluvioni e inondazioni.
Gli eventi tragici come quelli recenti, infatti, non sono l’unico effetto dei cambiamenti climatici ad aver danneggiato gravemente il nostro territorio. Lo scorso aprile la portata del fiume Po ha toccato il minimo storico con 338,38 metri cubi di acqua al secondo. Confrontando questo dato con la normale portata del fiume, cioè 1.506 m³/s, ci rendiamo conto di quanto quest’anno la siccità abbia colpito l’Italia settentrionale, registrando particolari criticità nella Pianura Padana, la Food Valley italiana. Gli effetti del deficit idrico senza precedenti hanno portato Coldiretti a lanciare un allarme preoccupante per l’economia della Penisola: 300mila aziende agricole e allevamenti del Nord sono in estrema difficoltà e, insieme, un terzo del Made in Italy è in pericolo. E tra le tante varietà di prodotti che è possibile coltivare nel nostro territorio, quelle che più risentono degli effetti del cambiamento climatico sono proprio gli alimenti base della dieta mediterranea. Il grano duro per la pasta, per esempio, il pomodoro per la passata, la frutta e la verdura. Per non parlare, poi, del mais utilizzato come mangime utile a produrre i formaggi nostrani famosi in tutto il mondo, come il Parmigiano reggiano e il Grana Padano, ma anche i salumi più rinomati e commercializzati.
Se in questi stessi territori già sofferenti per i periodi di siccità e intenso calore, oltretutto, si sommano le alluvioni, l’allarme lanciato da Coldiretti per il nostro Made in Italy si aggrava ulteriormente. Infatti, la Regione Emilia-Romagna insieme ai Centri di assistenza agricola, hanno stimato che quasi 21mila aziende agricole sono state danneggiate dall’alluvione di maggio, in cui sono impiegati 41mila addetti, ossia più della metà degli occupati in questo settore nel territorio interessato. Guardando questi con un focus maggiore sulle coltivazioni, il numero si traduce in 80mila ettari di terreno coltivato rovinato, pari a circa il 45% della superficie ortofrutticola regionale.
Visti i fatti drammatici a cui abbiamo assistito lo scorso mese e i numeri dei danni che puntualmente subisce parte dell’economia italiana, agire per contrastare questi eventi si rivela urgente e prioritario. Alcune soluzioni, infatti, esistono e non sono impossibili da attuare: ad esempio realizzare un piano invasi per contrastare la siccità e aumentare la raccolta di acqua piovana, oggi ferma ad appena l’11%. Ma anche promuovere l’uso razionale dell’acqua, sviluppando sistemi di irrigazione a basso impatto e ripensando i nostri prodotti con colture meno idro-esigenti. Inoltre, si può agire tramite l’uso più innovativo dell’energia rinnovabile, come potrebbe essere l’impiego più massiccio dell’agrivoltaico e altre tecnologie in grado di rendere l’agricoltura resiliente ai cambiamenti climatici.
Il cambiamento climatico in atto, infatti, non è irreversibile: le tecnologie e le innovazioni appena citate insieme ad altre soluzioni possono aiutare a mitigarne gli effetti e le conseguenze più distruttive.
Ci sono dunque le possibilità di proteggere il nostro Pianeta e, insieme, le nostre economie, ma è indispensabile divulgare le corrette informazioni, aumentare la consapevolezza e promuovere le azioni sostenibili. Per esempio quelle che coinvolgono il nostro stile di vita e che, all’interno di uno sforzo collettivo in grado di unire persone, imprese e governi, possono aiutare a costruire un futuro migliore.