Storie di torce olimpiche e tedofori, simboli delle Olimpiadi
Olimpiade, è un nome che pesa per la sua storia. Una storia intrisa di retorica benevola tra passato, presente e futuro. Basti pensare solo al cambiamento nel nuovo concetto di alfiere olimpico, ora doppio. Per l’Italia Elia Viviani (oro Rio ciclismo su pista), Jessica Rossi (oro a Londra tiro a volo) due discipline storiche nel medagliere azzurro e mai omaggiate con il vessillo nazionale alla cerimonia inaugurale. Giusti e doverosi omaggi ai cambiamenti… è la volta dei tempi. Con il passare del tempo si sono poi cristallizzate idee per celebrare i Giochi.
“Citius, altius,fortius” motto olimpico già coniato nella prima edizione trovò la sua consacrazione solo nel 1924, a Parigi. L’inno olimpico fu eseguito per la prima volta sempre nel 1896 dal compositore Spyros Samaras ma protocollato nel 1958 ed ufficializzato a Roma 1960 (colonna sonora del magico film di Romolo Marcellini – la grande Olimpiade). Il papà dei Giochi, il Barone de Coubertin, nel 1914 volle creare il vessillo olimpico: 5 cerchi colorati per i 5 continenti, 6 anni dopo sventolò ai Giochi di Anversa. Sempre in quell’edizione fu fatto il primo giuramento degli atleti, cambiato e modernizzato prima nel 1960, letto da Adolfo Consolini e nel 2000 a Sidney con dentro la nuova quanto importante e significativa parola “doping”.
Di assoluta storia cinematografica quella della nascita della staffetta per la torcia olimpica. Detto che da sempre (antica Grecia) esiste il fuoco sacro di olimpia che brucia poi nel tripode a simboleggiare i Giochi ed omaggiare gli Dei, è il suo trasporto che fu concepito solo nel 1936. Oggi si chiamerebbe operazione di comunicazione e marketing ma per quegli anni era la concezione della bellezza olimpica e immagine della razza ariana che doveva passare in tutta la sua straripante potenza nei territori favorevoli o simpatizzanti della Germania per Berlino 36. Belli, biondi con fisici statuari ripresi magistralmente dalla regista e ideatrice della staffetta Lena Riefensthal. Il suo Film Olympia era la consacrazione epocale e terrificante del gigantismo di Hitler e dei suoi gerarchi.
Il primo tedoforo della storia, un diplomatico greco, fu Konstantin Kondylis il 20 luglio 1936. Il suo percorso, parte dei 3331 chilometri del cammino della torcia, non si vide mai… Fu oscurato infatti dalla propaganda nazista che indentificò cinematograficamente come primo portatore un funzionario del comitato organizzatore, Jurgen Ascherfeld, capelli al vento, petto in fuori e la sua torcia. La fiaccola olimpica ha vissuto viaggi abbastanza tranquilli fino al 2008. Per i Giochi di Pechino divenne un simbolo da contestare per attaccare il paese organizzatore. Le problematiche tibetane determinarono boicottaggi e stop imprevisti della staffetta che invece di essere portatrice di pace divenne un serio problema. Ora si corre in giro per la propria nazione per evitare pericoli e proteste. Ma non è facile lo stesso. Il fuoco olimpico è stato parcheggiato un anno a Fukushima, città del disastro nucleare, e da lì è partita per il suo viaggio verso Tokio. 10mila i tedofori ma con molte defezioni per situazione covid…sorrisi e preoccupazioni possiamo sintetizzare. Ma il simbolo e le storie resistono a tutto come quella di Nakagawa Kiku 200 metri nel ricordo del suo bisnonno che portò la torcia nel 1964. Oppure la triste rinuncia per paura del contagio della donna più anziana per la storia della fiamma olimpica Kone Tanaka, 118 anni. Avrebbe corsa su di una carrozzina accompagnata dalla nipote…che peccato.
Il record rimane alla 107enne brasiliana Aida Mendes, Nonna Iaia. Ecco l’Olimpiade, mille storie incrociate di atleti, campioni, fuoriclasse e gente comune che vuole partecipare per portare e celebrare un qualcosa di olimpico, una forza in più. Una strana energia a cinque cerchi.