Frank Chamizo

Frank Chamizo

Ti colpisce immediatamente il suo sguardo serio, pacato e fiero. Fiero come il suo sport: la lotta, disciplina olimpica dalle antiche origini. Una tradizione che trova anche l’Italia nella sua lunga Storia. La sua voce è calda e profonda, una voce, quella di Frank Chamizo che tradisce lo sbalzo emotivo quando racconta l’attesa dei Giochi: “Sono stracontento, non vedo l’ora. È meraviglioso. Non è stato semplice. Sono passati 5 anni e mantenersi ad ottimi livelli e continuare ad essere il numero 1 nel ranking non è facile”.

Viene chiamato il “dovere di vincere”, sei il più forte? Si? E allora hai solo il problema di giustificare il successo. Insomma sognare il podio sempre, quel podio di Rio, diventa una felice ossessione.

“Certo, è una bella responsabilità. In ogni gara sento la pressione. Ho sempre dato tutto me stesso. Ti giuro che ho fatto tutto giusto, come dite voi, a…puntino. Però ci tengo a dire che l’Olimpiade è una gara particolare” Ecco la pausa… di sicuro con la testa vola a Rio, a quell’Olimpiade. “Ci sono tanti e troppi fattori. Come faccio a spiegare. A Rio ero il numero 1, stavo benissimo ma in quella cavolo di gara ci vuole qualcos’altro ed essere il favorito non basta. Ora ho maggiore esperienza e questo conta. Sono tranquillo…ma a Tokyo può succedere di tutto”. Gli occhi diventano sfuggenti nel ricordo di quel terzo posto, un bronzo, e lo sa bene Frank, che brucia. Ora ha la consapevolezza di una giusta maturità ma… “Sono io il mio primo avversario. Tanti sacrifici, un giusto cammino senza mai sgarrare e ora ci siamo.”

Frank ha una sua storia, un passato duro e difficile nella sua terra d’origine: Cuba. Mai dimenticare quell’importante tassello del suo cuore. Ecco la scintilla: “Io trovo l’energia nel mio passato, da dove vengo, dalla mia storia…quella è la mia forza. Anche se ho paura trovo l’energia per vincere nel mio profondo. La mia strada non è stata facile, dura e senza scorciatoie.

Poi c’è un momento che -boom- quasi senza che accorgermi di nulla mi parte la scintilla, l’impulso. Io combatto contro me stesso come nella vita. Mi scatta qualcosa e capisco che è il momento perché mi viene da dentro, dal fondo”. È innegabile se si ripensa a tutte le traversie nel passaggio dall’isola caraibica alla nostra terra. Ha innalzato una corazza di fierezza ribadita in qualcosa che ci lascia: “Posso dirti un’altra cosa, che sono orgoglioso di essere in Nazionale.

Senza la maglia Azzurra non avrei potuto dimostrare nulla. Per me è speranza”. Altro brivido, un fremito nella voce. Per come lo intende è sorridere con il petto in fuori, sull’attenti. Orgoglio puro di un ragazzo nato uomo.