Qual è la differenza tra compostabile e biodegradabile?
Per tutelare le risorse naturali è essenziale realizzare un corretto smaltimento dei materiali, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale causato dai rifiuti e agevolare il recupero di alcuni prodotti. Un errore piuttosto comune è la confusione tra le diciture compostabile e biodegradabile, due termini che possono sembrare simili ma che in realtà nascondono delle differenze sostanziali.
Per garantire la salute del Pianeta è indispensabile una maggiore consapevolezza su questi aspetti, in questo modo si possono compiere le scelte giuste preferendo l’acquisto di prodotti eco-friendly, plastic-free e in grado di assicurare un sistema zero waste. Ecco quali sono le differenze tra compostabile e biodegradabile, per sapere come gestire la raccolta differenziata in modo efficiente.
I materiali compostabili sono prodotti che possono essere riciclati in modo organico, sfruttando i processi di decomposizione naturale per minimizzare il danno ambientale provocato dallo smaltimento convenzionale dei rifiuti. Attraverso il compostaggio, infatti, è possibile trasformare una serie di materiali di scarto in compost, un concime organico utile per fertilizzare in maniera ecologica piante, fiori e ortaggi.
Per essere definiti compostabili i materiali devono decomporsi in poche settimane, con la completa disintegrazione naturale non oltre 3 mesi. Nel settore questi prodotti sono considerati gli unici realmente ecosostenibili, in quanto non generano nessun residuo e non rilasciano nell’ambiente sostanze nocive.
Un materiale compostabile si può gettare insieme ai rifiuti organici, in questo modo verrà trattato all’interno di appositi stabilimenti con l’utilizzo di macchinari industriali, per la realizzazione di concimi organici e fertilizzanti biologici per l’agricoltura sostenibile. In alternativa è possibile smaltire i rifiuti compostabili nella compostiera domestica, da sistemare in giardino per creare un compost fai da te 100% biocompatibile con gli scarti organici di casa.
I materiali biodegradabili sono quei prodotti che dopo il loro utilizzo possono essere scomposti in modo naturale, senza l’utilizzo di processi chimici. Per ottenere la certificazione di biodegradabile il materiale deve essere in grado di decomporsi entro 6 mesi di almeno il 90%, quindi un periodo doppio rispetto a quanto previsto per i prodotti con dicitura compostabile.
In questo caso, dunque, tutto ciò che viene identificato come biodegradabile significa che può essere ridotto a composti chimici basilari, ovvero elementi di acqua, metano e anidride carbonica. La scomposizione deve avvenire attraverso un processo naturale, il quale ad esempio può essere indotto dall’azione della luce solare, da alcuni batteri, oppure dall’effetto di agenti fisici naturali.
Per i materiali compostabili e biodegradabili il riferimento sono le norme EN 13432 e EN 14995, oltre alla Direttiva UE 94/62/CE. Questi documenti regolano la definizione delle proprietà dei prodotti usati per gli imballaggi, per favorire una corretta gestione dei rifiuti e incentivare il giusto tipo di trattamento dei prodotti dopo il loro impiego per salvaguardare il Pianeta.
La principale differenza tra biodegradabile e compostabile risiede nelle modalità di smaltimento tramite la raccolta differenziata, tenendo conto del tempo necessario a queste due tipologie di rifiuti per completare il processo di decomposizione naturale.
Materiali compostabili:
Materiali biodegradabili:
Se un materiale è certificato come compostabile può essere smaltito insieme ai rifiuti organici, ad esempio usando il sacchetto compostabile per gettare via gli scarti alimentari della cucina. Oggi si possono trovare molti prodotti eco-friendly con un packaging compostabile, una dicitura che garantisce uno smaltimento 100% sostenibile e zero waste.
Se un materiale è indicato come biodegradabile, invece, non significa che sia anche compostabile. In questa circostanza il prodotto non può essere smaltito insieme all’organico, ma deve essere trattato secondo la sua composizione. Tuttavia, sebbene si tratti di bioplastica biodegradabile non va comunque gettato con la plastica ma nell’indifferenziata.
Ad ogni modo, bisogna sempre verificare in base al tipo di raccolta e trattamento effettuati nella propria zona, richiedendo informazioni presso il Comune o le aziende incaricate dello smaltimento. In generale, solo i prodotti compostabili possono essere buttati nell’organico, mentre quelli biodegradabili no, in quanto possono essere realizzati sia da fonti naturali e rinnovabili sia da derivati fossili.
Gli imballaggi rappresentano un problema serio per l’inquinamento dei mari e delle falde acquifere, oltre a causare un costo elevato da parte della collettività per sostenere lo smaltimento di questi materiali. Per diminuire l’impatto ambientale è indispensabile promuovere i prodotti con packaging ecocompatibile, evitando la contaminazione dell’acqua attraverso le microplastiche.
Conoscere la differenza tra compostabile e biodegradabile permette di realizzare una raccolta differenziata ottimale, minimizzando i danni per l’ecosistema marino e terrestre. Ovviamente l’innovazione tecnologica e la ricerca stanno lavorando alla creazione di nuovi imballaggi ecologici, materiali sia biodegradabili che compostabili completamente plastic-free.
Noi di Pulsee valorizziamo le buone abitudini e chi si impegna per vivere in modo green e sostenibile, tenendo conto dei comportamenti che contribuiscono a proteggere il Pianeta e ridurre l’impronta ecologica. Ad esempio, i clienti che attivano un’offerta luce e gas green possono sottoscrivere il servizio aggiuntivo Carbon Footprint Compensation, con il quale viene premiato chi ha un basso impatto ambientale.
D’altronde la tutela dell’ambiente è uno sforzo comune, una sfida che richiede un impegno a 360 gradi per la sostenibilità.