SOS plastica. Un codice invisibile come soluzione
Consumo consapevole
Guardando nella nostra dispensa o nel nostro frigorifero è facile rendersi conto di quanto nel nostro Paese, come anche nel resto d’Europa, si abusi dell’utilizzo della plastica. Vasetti di yogurt, recipienti di latte, involucri per alimenti secchi, contenitori di vario genere: tutto ciò fa sì che la maggior parte della nostra spesa sia confezionata con un’elevata percentuale di plastica. Rifiuti, questi, che spesso non finiscono nella spazzatura per poi essere riciclati, bensì vengono dispersi nell’ambiente, tra mari, fiumi e spazi verdi.
La conferma si può avere guardando i dati dell’Eurostat, secondo cui ogni europeo produce circa 35 kg di imballaggi di plastica all’anno, di cui però ne vengono riciclati soltanto 13 kg pro capite, il 38%. Ma un dato ancor più preoccupante lo rivela l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) nello studio Global Plastics Outlook: Policy Scenarios to 2060: il consumo globale di plastica triplicherà entro il 2060, passando da 460 milioni di tonnellate a 1.231 mt. Inoltre, il mancato riciclaggio e smaltimento dei rifiuti plastici è direttamente proporzionale all’aumento della domanda di nuovo materiale. Essendo prodotta a partire da petrolio e gas, la conseguenza diretta è che se le stime di consumo si verificassero realmente e, al contempo, il riciclo della plastica rimanesse invariato, nei prossimi anni la produzione di questo materiale comporterà ancor più emissioni di CO2.
Per cercare di trovare una soluzione a questo problema, l’Unione Europea ha pensato e stanziato un finanziamento – il WomenTechEU – destinato a donne imprenditrici capaci di sviluppare progetti di innovazione tecnologica. Il premio è andato allo spin-off dell’Università di Bologna SINBIOSYS, da cui è nato PRESTO, un progetto che prevede un marcatore invisibile per prodotti in plastica. Il concetto è semplice: ogni prodotto plastico, che è per antonomasia costituito da più nano o micro plastiche, verrebbe marchiato con un codice di nanoparticelle di silicio – simile a un QR code non visibile a occhio nudo – capace di emettere colori di luce diversa a seconda delle dimensioni della nanoparticella stessa. In questo modo i diversi tipi di plastica che compongono un solo prodotto possono essere riconosciute grazie al codice colore, permettendo il corretto riciclo e riutilizzo. Infatti, oltre a consentire una maggiore possibilità di riciclaggio, questa innovazione permetterebbe di restituire agli oggetti di plastica una seconda vita di pari valore o più. La professoressa Paola Ceroni, co-fondatrice del progetto SIMBIOSYS e docente all’Università di Bologna, spiega meglio la rivoluzione che si cela dietro a questo progetto. «Oggi la porzione di materiale plastico riciclato è, nella maggioranza dei casi, utilizzato per realizzare prodotti di più basso valore rispetto all'oggetto originale: questo è dovuto al fatto che la plastica non è costituita da un unico materiale, bensì da una miscela di diversi polimeri a composizione chimica diversa, che vengono spesso accoppiati tra loro o ad altri materiali. Per poter riciclare la plastica, in modo da poter replicare la stessa tipologia di oggetto, ad esempio contenitori alimentari, è necessario selezionare e dividere le varie tipologie di plastica», e ora, grazie a SIMBIOSYS, tutto ciò è possibile.
Un progetto, dunque, che favorendo il riciclo adeguato degli oggetti potrebbe frenare l’aumento della domanda di plastica e che proviene da menti giovani desiderose di migliorare il futuro del Pianeta. Pulsee Luce e Gas, infatti, considera fondamentale offrire il proprio sostegno alla ricerca e all’innovazione. Per questo è nato Pulsee Play for future, un programma di Open Innovation che chiama a raccolta giovani talenti, studenti, appassionati di tecnologia, innovatori e startup con l’obiettivo di rispondere alle nuove sfide di oggi e domani.
Sostenere il talento e le idee giovani è un obiettivo che trova applicazione anche nelle aule universitarie. Una delle nuove sfide abbracciate da Pulsee Luce e Gas vede protagonisti i ragazzi del Dipartimento di ingegneria navale, elettrica e delle telecomunicazioni (DITEN) dell'Università di Genova, che quest’anno partecipano alla decima edizione della Energy Boat Challenge. Si tratta di una competizione studentesca per la realizzazione di un’imbarcazione elettrica innovativa che abbia come unico combustibile l’energia rinnovabile sviluppata dai pannelli solari. Il progetto degli studenti si chiama UniGe Elettra e si candida ad essere tra i protagonisti della categoria Energy Class, che si pone l’obiettivo di ideare la barca del futuro: tecnologica sì, ma soprattutto sostenibile.