Abbiamo scelto 4 luoghi italiani da salvaguardare e li abbiamo trasformati in 4 NFT a impatto zero

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Pulsee lancia la sua prima collezione di NFT a Impatto Zero

Pochi sanno che generare e vendere un singolo NFT può richiedere, in termini di impatto sull’ambiente, la stessa energia sufficiente ad alimentare una casa per una settimana. Per questo Pulsee in occasione di Milano Design Week 2022 presenta NFP – Non Fungible Places, i suoi primi NFT a Impatto Zero, dedicati a quattro luoghi d’Italia a rischio ambientale.

Non Fungible Places - 4 luoghi italiani a rischio

Per aumentare la consapevolezza sull’importanza della natura e dei suoi elementi, ma soprattutto per salvare dei momenti che potrebbero essere solo un ricordo e non più la visione che ognuno di noi ha avuto nel recente passato sono stati scelti elementi simboli del nostro Paese: il più importante fiume italiano che si sta prosciugando, il mare della città italiana più fragile e rappresentativa del problema surriscaldamento e innalzamento delle acque, un ghiacciaio che si sta pericolosamente sciogliendo e un vulcano recentemente interdetto a causa di emissioni che rendono irrespirabile l’aria circostante.

opere

 

Il progetto cristallizza nella memoria un momento in ciascuno di quei luoghi, nella speranza che l'impegno di oggi per il pianeta, permetta a tutti in futuro di poterne fruire senza ricorrere al digitale e l’impronta di CO2 di ogni passaggio di questo progetto è stata compensata tramite certificati EUA.

Le opere sono di Giuseppe La Spada, artista digitale impegnato da sempre sugli elementi della natura.

Ghiacciaio dei Forni

Da decenni la superficie del Ghiacciaio dei Forni si riduce in modo inesorabile: a metà Ottocento, copriva 20 Km2. Ora ne misura poco meno di 11. La sua fronte, ovvero la sua parte più bassa, si è ritirata di più di 2 Km.

La fusione dei ghiacci è una delle manifestazioni più evidenti del surriscaldamento globale e le cause principali - nella stragrande maggioranza dei casi - sono riconducibili alle attività umane, tra cui l’emissione in atmosfera di una sempre maggiore quantità di gas serra, come anidride carbonica (CO2) o metano (CH4), che alterano l’equilibrio termico del nostro pianeta, l’uso di composti che contribuiscono al verificarsi del fenomeno delle piogge acide e la crescente deforestazione, un processo del tutto antropico che fa sì che, nel tempo, gli ecosistemi possano assorbire sempre meno anidride carbonica.

Vi è anche un altro fenomeno, sempre ricondotto al più ampio contesto della crisi climatica, che si può osservare sui ghiacciai: il cosiddetto darkening. I ghiacciai perdono il loro caratteristico colore bianco e si anneriscono, anche per colpa di polveri e inquinanti che giungono fino in quota e si depositano sulla superficie di ghiaccio. La fusione dei ghiacciai è anche la causa di molti rischi, ormai ben documentati, come l’aumento delle possibilità che si verifichino frane o inondazioni. Tutto questo, inoltre, ha un effetto diretto sull’innalzamento dei mari e degli oceani, come descritto anche nelle pubblicazioni dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).

Laguna di Venezia

Negli ultimi decenni, la Laguna di Venezia è stata colonizzata da varie specie aliene di alghe. L’aumento progressivo di specie non autoctone costituisce una delle principali emergenze ambientali poiché comporta una grave perdita di biodiversità su scala globale. Tra le tante specie non autoctone che ormai popolano la laguna, si assiste da tempo alla sempre maggiore presenza di alghe brune come Undaria pinnatifida e Sargassum muticum.

Si ritiene che tra le cause principali di questa colonizzazione ci sia la sempre maggiore presenza di navi da crociera provenienti da paesi lontani. La rapida diffusione di queste alghe aliene deriva dal loro elevato grado di adattamento, da un sistema riproduttivo particolarmente efficace e dall’assenza di specie locali che possano competere con loro.

Queste nuove specie macroalgali mettono a serio rischio le specie autoctone e la loro presenza costituisce un fenomeno ormai ben visibile, con una evidente ricaduta sulla biodiversità lagunare. Nonostante ciò, la colonizzazione degli habitat da parte di specie aliene non viene ancora percepita come un problema grave da parte del grande pubblico.

Fiume Po

L’inverno passato è stato uno dei meno piovosi di sempre, soprattutto nelle zone nord occidentali d’Italia. La forte riduzione delle precipitazioni ha provocato una delle più gravi siccità di sempre per molti fiumi, tra cui il Po. Durante l’inverno metereologico le ARPA delle quattro regioni interessate dal corso del Po hanno registrato un’anomalia di temperatura di +2.1°C. Le precipitazioni hanno fatto registrare un deficit medio del 65%. Non ha piovuto per 110 giorni consecutivi e la conseguenza è stata una siccità del tutto eccezionale.

Negli anni passati, il bacino del Po era già stato interessato da varie crisi idriche. Tuttavia, questi fenomeni avvenivano durante i mesi estivi. In questo caso, invece, si tratta della prima volta che si è dovuta affrontare una crisi idrogeologica primaverile.
Questa situazione del tutto inconsueta ha comportato anche delle conseguenze. La produzione agricola nazionale è stata messa a rischio e i ristagni e l’assenza di fonti di approvvigionamento di acqua hanno avuto un impatto sulla fauna più debole.

La portata d’acqua del Po è stata così bassa al punto da avere effetti anche alla sua foce. Tra febbraio e marzo l’acqua del mare Adriatico è risalita negli alvei del fiume fino a 15 Km, con gravi danni sia per l’agricoltura che per la fauna.

Isola di Vulcano

Nell’autunno del 2021 a Vulcano si sono registrati valori anomali nelle emissioni di anidride solforosa (SO2), acido solforico (H2S) e anidride carbonica (CO2). Questo aumento inaspettato nella fuoriuscita di gas dalle fumarole (piccole fessure del suolo che emettono gas e vapore) ha fatto sì che, alla fine di novembre, metà della popolazione residente venisse evacuata dalle aree più esposte e venisse imposto il divieto di accesso all’isola per i non residenti.

Si tratta, infatti, di gas che possono comportare conseguenze anche gravi per la salute. In quel periodo, le misurazioni condotte dal personale di ricerca hanno fatto registrare un quantitativo di anidride carbonica pari a circa 480 tonnellate in un solo giorno. Di norma, le fumarole di Vulcano ne emettono circa 80 tonnellate.

Le emissioni gassose non sono state registrate soltanto sulla terra ma anche sott'acqua. L’acqua marina ha assunto un aspetto lattiginoso e la sua temperatura è aumentata anche di 8/9 °C. L’emergenza è rientrata ma il fenomeno è proseguito nei mesi successivi, con fuoriuscite di gas fuori dalla norma.

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L’artista - Giuseppe La Spada

Giuseppe La Spada è un artista multimediale il cui impegno unisce Arte e Sostenibilità, attraverso progetti che mirano dal 2006 a divulgare e aumentare la consapevolezza sulle tematiche ambientali soprattutto nelle nuove generazioni. I suoi lavori sono stati esposti a Roma, Milano, Venezia, Palermo, Genova, Sondrio, Treviso, New York, Tokyo, Principato di Monaco, Parigi, Arles, Berlino, etc accanto ai più grandi artisti internazionali.

Tra le sue collaborazioni più importanti quelle con Ryuichi Sakamoto, Franco Battiato, Marco Mengoni, Federica Brignone, Christian Fennesz etc. Vincitore nel 2007 di un Webby Awards (Gli Oscar di Internet) per un’opera ecologista.