Quanto consuma una stampante 3D?
La stampa 3D è sempre più diffusa, non solo tra i professionisti del design o dell’ingegneria, ma anche tra i privati e gli appassionati di fai-da-te. Ma tra filamenti, software e progetti, c’è un aspetto spesso trascurato: quanta corrente consuma una stampante 3D? E quanto incide sulla bolletta elettrica?
In questo articolo analizziamo i consumi elettrici medi di una stampante 3D, i fattori che influenzano il dispendio energetico e i consigli per ottimizzarne l’efficienza.
Per capire i consumi, è utile conoscere in breve il funzionamento di una stampante 3D. Questo tipo di dispositivo crea oggetti tridimensionali strato dopo strato, partendo da un modello digitale. Le tecnologie più diffuse per uso domestico o da ufficio sono basate su estrusione di materiale termoplastico (FDM/FFF): il filamento viene fuso da un estrusore riscaldato e depositato in modo preciso su un piatto di stampa.
Durante il processo, la macchina mantiene temperature costanti e controllate per più ore: l’ugello deve restare caldo (tra 180 °C e 260 °C), così come il piano di stampa (tra 50 °C e 100 °C a seconda dei materiali). Questo continuo fabbisogno termico è la principale voce di consumo.
Oltre al riscaldamento, incidono anche l’elettronica (schede di controllo, sensori, motori passo-passo) e il sistema di raffreddamento, composto da ventole che restano in funzione per tutta la durata della stampa.
Ma quanto consuma una stampante 3D in termini pratici? I dati variano in base al modello e alla configurazione, ma in media una stampante 3D desktop consuma tra i 50 e i 150 watt all’ora durante il funzionamento.
Per un ciclo di stampa di 5 ore, il consumo complessivo sarà tra 0,25 e 0,75 kWh. Considerando un costo medio dell’energia elettrica di 0,25 €/kWh, il costo in bolletta si aggira tra 6 e 19 centesimi per ogni stampa di media durata, a seconda dell’efficienza della macchina e della temperatura richiesta.
Tuttavia, stampanti più grandi, con piani riscaldati o camere chiuse, possono arrivare a consumi di 200-300 watt/h, soprattutto se progettate per lavorare con materiali tecnici. In ambienti professionali o in laboratori di stampa continua, il consumo può raggiungere anche 1 kWh per sessione, incidendo maggiormente sulle spese.
È utile ricordare che una stampante 3D in standby o inattiva consuma pochissimo (meno di 5 watt), ma è sempre consigliabile spegnerla se non viene utilizzata per diverse ore.
Il consumo elettrico di una stampante 3D non è costante.
Anche la frequenza di stampa incide: una stampante usata sporadicamente incide poco in bolletta, ma in contesti semi-professionali o scolastici, dove le sessioni sono frequenti, il consumo diventa più rilevante.
Per tenere sotto controllo i consumi e stampare in modo più efficiente, bastano alcuni accorgimenti.
Infine, puoi monitorare i consumi con prese smart o wattmetri plug-in, strumenti semplici ed economici che ti permettono di capire quali configurazioni o materiali incidono di più in bolletta. Questo ti aiuterà a prendere decisioni più consapevoli e a migliorare l’efficienza nel tempo.
Stampare in 3D non significa solo innovazione e creatività: anche il risparmio energetico fa parte di una gestione intelligente della tecnologia. Con piccoli gesti puoi ridurre i consumi e avere maggiore consapevolezza sull’impatto delle tue scelte.
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